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Fascite plantare: perché viene e cosa fare

21 novembre 2024

Tempo di lettura 18 minuti

La fascite plantare è una delle cause più comuni di dolore al piede. Ne soffrono soprattutto gli sportivi, ma anche persone che si muovono poco, in sovrappeso o obese. E può essere scatenata anche dall’uso frequente di scarpe a suola piatta o con tacchi alti. Si tratta di una patologia molto frequente che nei casi più gravi può arrivare a causare un dolore continuo e così intenso da rendere difficile e fastidioso il cammino. Per questo è importante non sottovalutarla. 

Un disordine misto

“Il termine fascite plantare indica una sindrome dolorosa del piede che generalmente colpisce adulti attivi tra i 30 e i 60 anni. Anche se il  termine ‘fascite’ fa pensare a una infiammazione, in realtà si tratta di un disordine misto, infiammatorio e degenerativo. Colpisce nello specifico la fascia plantare, detta anche legamento arcuato o aponeurosi plantare, ovvero il tessuto fibroso che si estende dal calcagno (elemento osseo che costituisce il tallone) fino alla base delle dita del piede.

 Come si manifesta

La fascite plantare provoca un dolore, inizialmente  localizzato sotto al tallone che poi si estende, se trascurato, fino alla base delle dita del piede, che ha caratteristiche precise: 

  • è più acuto al mattino, quando ci si alza dal letto, oppure dopo essere stati fermi a lungo 

  •  tende a diminuire dopo aver fatto qualche passo

Trascurare i fastidi e rimandare l’inizio del trattamento può causare l’aggravamento del dolore, per intensità e durata, e la cronicizzazione della patologia, rendendo più difficile il recupero.

Le cause

Ripetuti stiramenti e tensione eccessiva della fascia plantare durante la fase di appoggio del tallone al suolo e soprattutto nel momento in cui viene staccato da terra, possono favorire la comparsa di infiammazione. Inoltre, il sovraccarico costante può provocare veri e propri microtraumi che, nel tempo, possono portare a fenomeni degenerativi del collagene con conseguenti alterazioni strutturali e gonfiore nell’area perifasciale, dando origine alla fascite plantare o entesopatia calcaneare della fascia plantare. 

Importanti fattori di rischio possono inoltre essere: 

  • la conformazione del piede, per esempio piede piatto, cavo o con eccessiva pronazione;

  •  la ridotta estensibilità delle strutture posteriori del piede e del tendine di Achille;

  •  la debolezza dei muscoli flessori plantari.

A incidere sull’insorgenza del disturbo sono inoltre:

  • l'avanzare dell’età e la conseguente diminuzione dell’elasticità dei muscoli e legamenti plantari;

  • il sovrappeso o l’obesità;

  • svolgimento di mansioni lavorative in cui è necessario portare pesi e/o che costringono a stare in piedi per molte ore al giorno e con calzature spesso troppo rigide.

  • l’utilizzo di scarpe ‘sbagliate’, ovvero con suola troppo rigida, troppo morbida, piatta o tacchi troppo alti 


Gli sportivi, i più a rischio

La fascite plantare è un disturbo molto frequente negli sportivi che praticano attività con corse o salti (atletica, basket, tennis, calcio) e nei ballerini.

Nei runners in particolare, che sono quelli più colpiti, si crede che la fascite sia causata da una lesione da sovraccarico della fascia plantare e da microtraumi dovuti a:

  • allenamenti errati e su superfici inadeguate;

  • alterato allineamento di caviglia/piede;

  • disfunzioni e rigidità muscolari;

  •  utilizzo di calzature non adeguate. 

 

Come si diagnostica

La diagnosi della fascite plantare è clinica e può essere effettuata dallo specialista fisiatra o ortopedico basandosi sull’esame obiettivo  e sull’anamnesi della persona. Se lo riterrà opportuno, lo specialista potrà richiedere di eseguire alcuni accertamenti diagnostici radiologici (come radiografie, ecografia muscolo-tendinea o risonanza magnetica nucleare) per escludere che la causa del dolore non derivi da altre patologie. 

 

Come trattare la fascite plantare

La fascite plantare difficilmente ha una risoluzione spontanea dei sintomi. Nel 90-95% dei casi però guarisce grazie al solo trattamento conservativo che mira a:

  •  ridurre il dolore;

  •  recuperare la mobilità articolare;

  •  rinforzare la muscolatura. 

In pochissimi casi selezionati si deve ricorrere alla chirurgia

Quando la patologia è in fase acuta, è consigliabile restare a riposo ed evitare di praticare attività che possono accentuare i fastidi (ad esempio correre, saltare, indossare scarpe molto basse o con tacchi alti etc.). 

Per attenuare il dolore, si può applicare del ghiaccio localmente e, se il dolore è molto intenso, si possono assumere degli antiinfiammatori non steroidei, i cosiddetti FANS, su indicazione medica. 

Un ruolo fondamentale nel percorso di recupero e guarigione della fascite plantare è affidato alla fisioterapia. Il Programma Riabilitativo Individuale, che può comprendere  esercizi di stretching o allungamento dei muscoli del polpaccio e della fascia plantare, esercizi propriocettivi, terapie fisiche, mira a:

  •  ridurre il dolore;

  •  recuperare l’estensibilità muscolo-tendineo-legamentosa;

  •  migliorare la propriocezione della caviglia e del piede;

  •  recuperare la mobilità articolare della caviglia;

  • rinforzare la muscolatura;

  •  migliorare lo schema del passo e la deambulazione. 


Peso sotto controllo e scarpe adatte per prevenirla

Per limitare il rischio di insorgenza di questa sindrome dolorosa è importante cercare di tenere sotto controllo il peso corporeo, per ridurre al minimo lo stress sul legamento arcuato del piede. Altro suggerimento utile è  indossare le scarpe adatte ovvero ì dotate di suole con un buon effetto ammortizzante e un buon sostegno della volta plantare. 

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